Il tempo sospeso è quello in cui l’improvvisa e grave malattia del proprio figlio “toglie il fiato e le forze”, dando luogo a un senso di impotenza e di disperazione, in cui si scopre la lentezza nella sospensione obbligata delle occupazioni e degli eventi ordinari. Sono dodici storie di finzione (più una), nate come un gioco di invenzione condiviso tra il ragazzino e i genitori in un rapporto di complicità e come espediente per distrarre dal malessere fisico e dalle ansie per quello che sta capitando, mentre quell’ “una”, frammentata tra le altre, è quella reale. È la storia degli affanni e dell’incertezza ma anche della condivisione tra madre e figlio di ogni momento di disperazione e di speranza, di rabbia mista a tristezza e di fiducia riconquistata ad ogni piccolo progresso, e di gratitudine per il personale sanitario dell’ospedale pediatrico, il “Salesi” di Ancona, per “i Supereroi di verde vestiti”, che “ci mettono l’anima” nel salvare le vite dei piccoli e tanto vulnerabili pazienti. È gratitudine anche il sentimento provato per un’alba sul mare vista dalla camera di ospedale dopo una notte faticosa e insonne, o per gli scorci dei paesaggi incantati marchigiani, la campagna, le colline che vanno a tuffarsi nel mare che con la loro bellezza allontanano i sentimenti più cupi. I viaggi dal Sud delle Marche all’ospedale pediatrico fanno sì che l’autostrada diventi non un semplice luogo di transito ma la “via maestra” di un percorso di crescita personale e di consapevolezza. Con funzione catartica si snoda la narrazione delle vite comuni di personaggi immaginari, tuttavia realistici, appartenenti alla stessa generazione dell’autrice, che riflettono anche la storia, la memoria e le tradizioni della cultura marchigiana, in particolare del Sud della regione fino a quel lembo di terra di confine con l’Abruzzo.
